Celiachia: sintomi, diagnosi, terapia

Ultimo aggiornamento il 22 Giugno 2022

Articolo a cura della dr.ssa Caterina Mastrogiacomo, biologa nutrizionista.

INTRODUZIONE (a cura dello staff della redazione)

Che cosa è la celiachia? Ne sentiamo parlare spesso: sul web, in tv, su riviste specializzate o magari direttamente da un parente, un amico, un conoscente. Tante e varie informazioni confusionarie e poco chiare su questa malattia. E poi tante indicazioni su “diete senza glutine”, “alimenti gluten free”, ecc… 

Facciamo chiarezza!

Questo articolo ha l’obiettivo di offrire un quadro generale chiaro ed esaustivo sulla celiachia, sui celiaci e sulla loro alimentazione. Scritto da una biologa nutrizionista ella stessa celiaca, circostanza che ha portato ancor di più la dottoressa ad approfondire questa condizione.

Le informazioni che trovi su questa pagina sono attentamente valutate e verificate, con i dovuti approfondimenti e riferimenti scientifici.

Andiamo quindi a conoscere come si presenta la celiachia, come si diagnostica e quale è la terapia che bisogna adottare; nel tentativo, tra l’altro, di chiarire importanti questioni sugli alimenti che contengono o meno il glutine, senza tralasciare, poi, i risvolti psicologici che questa malattia ha sulle persone, con l’intento, infine, di togliere eventuali dubbi anche su questioni che possono sembrare marginali.

In tutto questo saremo guidati dalla competenza di chi per professione è particolarmente esperto sulla materia e che, al contempo, ha una spiccata sensibilità riguardo a tutti gli aspetti e all’impatto sulla vita di tutti i giorni di chi deve convivere con la celiachia.

Proseguendo nella lettura dell’articolo imparerai tante cose interessanti sulla celiachia e, ci auguriamo, troverai le risposte ai tuoi dubbi e tanti consigli validi 🙂

Indice:

La malattia celiachia

La malattia celiachia o celiachia è stata classicamente descritta come una sindrome da malassorbimento che si verifica precocemente in età pediatrica in seguito all’introduzione del glutine nella dieta o in età adulta con esordi e sintomatologie differenti.

La prima descrizione della malattia fu fatta nel 1888 da Samuel Gee, che osservò i classici sintomi, quali diarrea e arresto della crescita nei bambini, e ipotizzò che la causa di questa “indigestione cronica” potesse essere legata all’alimentazione. 

Da allora, le conoscenze sulla malattia celiaca sono notevolmente cambiate ed è attualmente riconosciuto che si tratta di una malattia multisistematica, a patogenesi autoimmune le cui manifestazioni cliniche sono estremamente variabili.

Mappatura epidemiologica: dati numerici sui celiaci

La celiachia è la più frequente intolleranza alimentare e colpisce circa l’1% della popolazione.

Dalla mappatura epidemiologica compiuta negli ultimi anni, risultano diagnosticati in Italia circa 183.000 celiaci, di cui:

  • 130.000 appartenenti alla popolazione femminile.
  • 53.000 a quella maschile.

Il rapporto stimato medio dei celiaci maschi/femmine è pari a circa 1 su 2, anche se in alcune realtà questo rapporto sale fino ad 1 su 3.

Ogni anno, il numero dei celiaci diagnosticati sale e ci si aspetta un numero atteso di donne celiache di 400.000 contro un 300.000 ancora senza diagnosi.

Inoltre, le regioni che hanno registrato il più alto numero di diagnosi sono la Campania e la Lombardia.

La fascia di età risulta concentrata tra i 19 e i 40 anni con quasi il 36%, a seguire quella che va dai 41 anni ai 65 anni con il 30.58%.

Le donne sono le più colpite: cosa rischiano

Da quanto si evince da queste statistiche sembra chiaro che la celiachia è più frequente tra le donne e, se non trattata, aumenta il rischio di alcune complicanze specifiche femminili, tra cui disturbi della fertilità (amenorrea, menarca tardivo, menopausa precoce, dismenorrea, endometriosi) e difficoltà in gravidanza (poliabortività, ritardo di crescita intra-uterino, prematurità).

Inoltre, le donne celiache che non seguono una dieta senza glutine risentono maggiormente di alcune condizioni cui sono più esposte fisiologicamente, come anemia sideropenica (da carenza di ferro) e da carenza di acido folico e osteoporosi.

Leggi tutto l’articolo e, se pensi che possa essere utile anche a qualcun’altro, non esitare a condividerlo sui social!

Ricevere l’informazione giusta al momento giusto può fare la differenza!

Come si presenta e quali sono i sintomi

In base alla modalità di presentazione clinica e alle alterazioni istologiche e immunologiche, al momento della diagnosi è possibile distinguere quattro forme cliniche della malattia celiaca nel bambino e nell’adulto.

Nel bambino

Le quattro forme cliniche della celiachia in età pediatrica sono approfondite in un altro articolo dedicato che è possibile leggere cliccando su questo link. All’interno dell’articolo valide informazioni su come si presenta questa malattia e quali sintomi comporta nei bambini. 

Nell'adulto

Le manifestazioni cliniche della malattia celiaca nell’adulto sono estremamente variabili.

È possibile, infatti, distinguere a seconda delle modalità di presentazione, delle alterazioni istologiche della mucosa intestinale e dei valori sierologi (anticorpi) al momento della diagnosi, diverse forme cliniche di malattia celiaca.

Sebbene l’organo bersaglio sia l’intestino tenue, le manifestazioni cliniche possono essere sia di tipo intestinale che extra-intestinale. Lo spettro clinico è pertanto eterogeneo e, frequentemente, può incorrere con un esordio tardivo e con un ampio spettro di sintomi difficili da inquadrare immediatamente. Molto spesso i pazienti vengono spinti a consultare diversi specialisti o ad affrontare veri e propri calvari terapeutici, senza trovare una soluzione al problema. Non a caso la malattia celiaca è stata definita da alcuni autori come il “grande imitatore”.

Forma tipica

Il quadro clinico nella forma tipica della celiachia nell’adulto è caratterizzato prevalentemente da sintomi gastrointestinali: dolori addominali, scariche di diarrea, meteorismo, vomito, dimagrimento e astenia.

Molto spesso però la sintomatologia è molto sfumata e i sintomi vengono confusi con quadri di colon irritabile.

Forma atipica

Nella forma atipica la sintomatologia è perlopiù di natura extra intestinale e si presenta simulando malattie neurologiche, dermatologiche, endocrinologiche, ecc, o addirittura sotto forma di malattie autoimmuni.

Forma silente

Nella forma silente non abbiamo il manifestarsi di sintomi, pur se a livello intestinale si riscontrano tipiche lesioni della mucosa intestinale. Questa forma si riscontra soprattutto nei familiari di primo e secondo grado di pazienti celiaci e in soggetti con patologie autoimmuni che si sottopongono casualmente ad esami per la celiachia.

Molto spesso, questi pazienti tendono a rifiutare la diagnosi e di conseguenza anche la cura con la dieta senza glutine. Qualora, quindi, la sintomatologia permane nel tempo o l’aderenza alla dieta è bassa, ci si predispone alla probabilità di sviluppare linfomi, altri tumori intestinali e una serie di complicanze irreversibili.

La diagnosi

Come capire se si è celiaci? Gli esami che devono essere sempre eseguiti per giungere alla diagnosi della celiachia in modo corretto sono i marker anticorpali e la biopsia intestinale.

I due test con più elevata accuratezza diagnostica sono gli anticorpi anti endomisio (EmA) ed anti transglutaminasi umana (anti – tTG) di classe IgA. L’affidabilità di questi ultimi è molta elevata; inoltre, presentano una sensibilità del 95-98%, con falsi positivi che si potrebbero presentare in caso di allergie alimentari, infezioni intestinali, malattie infiammatorie croniche intestinali, ecc…

Se la sierologia è positiva si procede con la biopsia intestinale, eseguita in corso di esofagogastroduodenoscopia nella seconda o terza porzione del duodeno. Quest’ultimo rimane l’accertamento indispensabile per la diagnosi di celiachia in quanto nessuno dei test anticorpali raggiunge una sensibilità ed una specificità del 100%. All’esame bioptico si riscontra un’atrofia dei villi intestinali di diverso grado e tipo, accompagnato da un incremento dell’infiltrazione leucocitaria e da un quadro infiammatorio.

Indagini di secondo livello

Esistono, inoltre, indagini di secondo livello e sono rappresentate dalle analisi genetiche. Quest’ultime sono necessarie per poter escludere con certezza quasi assoluta la diagnosi di celiachia o per confermare tale condizione.

È stata dimostrata, pertanto, una forte associazione fra la celiachia e i geni HLA II del complesso di istocompatibilità (DQ2, DQ8, DR4). In particolare, quasi il 95% dei celiaci possiede l’antigene DQ2, e i celiaci negativi per il DQ2 risultano positivi per il DQ8 (circa il 5%). Solo una piccolissima percentuale di celiaci non possiede nessuno di questi alleli.

Pertanto, il test genetico è di notevole aiuto quando è necessario escludere la malattia celiaca: nei familiari di soggetti celiaci e negli individui appartenenti alle categorie a rischio, l’assenza di DQ2 e DQ8 consente di escludere con altissima probabilità la patologia; la positività per almeno uno di questi antigeni deve, invece, indurre al monitoraggio periodico con controlli sierologici.

Celiachia: esclusivamente una questione genetica?

Poiché solo il 30% della popolazione mondiale DQ2/8 positiva sviluppa prima o poi la celiachia, sono necessari altri fattori scatenanti per la sua comparsa: in questo senso, è stato ipotizzato un ruolo dell’esposizione troppo precoce al glutine o un infezione intestinale da rotavirus nell’infanzia. 

Consociazione con altre malattie autoimmuni

Inoltre, la celiachia si associa spesso nello stesso individuo ad altre malattie autoimmuni, quali diabete mellito di tipo 1, artrite reumatoide, tiroidite, ma anche a sindromi genetiche (Down, Turner).

Test eseguiti in Polimedica

Chi dovrebbe eseguire il test?

  • Familiari di soggetti affetti dalla malattia celiaca

  • Individui con esami sierologici o istologici dubbi

  • Persone con Sindrome di Down o Sindrome di Turner

  • Coppie con problemi di infertilità o poliabortività di origine sconosciuta

  • Persone con disturbi gastrointestinali di causa sconosciuta

La terapia

Come si cura la celiachia? L’unica terapia utile nella malattia celiachia è l’esclusione definitiva, completa e assoluta del glutine nella dieta del soggetto celiaco. Ciò risulta utile, non solo per ottenere la guarigione anatomica e clinica dei villi intestinali, ma soprattutto per mantenere tale condizione nel tempo, in quanto anche una piccola percentuale di glutine (> 20 ppm) può innescare una reazione linfocitaria e dannosa contro la parete intestinale. Di conseguenza,
l’aderenza alla dieta deve essere molto fedele per garantire un buono stato intestinale ed extra-intestinale.
Dopo la diagnosi, i primi periodi di approccio di dieta gluten-free risultano molto complessi e spesso molto confusionari, in quanto non si è abituati a scegliere e selezionare alimenti senza glutine, ma soprattutto non è semplice capire gli alimenti che potrebbero essere contaminati da glutine. È opportuno, quindi, procedere per tappe ben definite. Prima di tutto, bisogna capire che cosa è il glutine e in quali alimenti si trova naturalmente.

FACCIAMO UN PO’ DI CHIAREZZA

Il termine glutine viene indicato come un complesso proteico tipico di alcuni tipi di cerali. Le frazioni, ovvero le componenti di questo insieme di proteine, sono due:

  • la prolammina, conosciuta anche con i nomi di gliadina nel frumento, secalina nel segale, ordeina nell’orzo, avenina nell’avena; responsabile dei principali fenomeni di reazioni avverse;
  • la glutenina, presente principalmente nell’endosperma della cariosside dei cereali.

Con e senza glutine

Alimenti contenenti glutine

Tra gli alimenti contenenti glutine si annoverano la farina, l’amido di frumento, il pangrattato, la pasta, il muesli e tutti i prodotti da forno: dal pane ai biscotti fino ai salatini, tanto per citarne alcuni.

Il glutine può essere presente in tanti alimenti perché utilizzato nel processo produttivo e nei leganti impiegati. 

Nonostante il suo valore nutritivo in realtà estremamente scarso, il glutine presenta delle caratteristiche fisiologiche e tecnologiche che facilitano la lavorazione delle farine: permette, infatti, di ottenere un impasto viscoso ed elastico dalla miscelazione di farina e acqua, assicurando così la consistenza e la croccantezza di pane e prodotti di pasticceria.

Per queste sue caratteristiche, il glutine è definito una “proteina collante”. Per tale ragione, nei prodotti privi di glutine troviamo spesso composti molto friabili e con difficoltà di compattezza. Per cercare di risolvere questo inconveniente le industrie alimentari cercano di sostituire la proteina collante (glutine) con degli additivi alimentari capaci di mantenere quantomeno coesi gli impasti. Gli additivi più comuni sono la gomma di xantano, la fibra di psyllium, polisaccaridi di origini varie.

Alimenti gluten free

Ovviamente, gli altri alimenti privi di glutine sono le verdure, gli ortaggi, la frutta, la carne e il pesce.

Un importante ausilio utile ai soggetti celiaci nella scelta dei prodotti senza glutine è l’attenta lettura delle etichette degli alimenti. 

Oggi, il mercato offre una vasta gamma di prodotti senza glutine, che spazia da quelli che sono naturalmente privi a quelli specificatamente formulati per i celiaci.

A contribuire all’espansione dei servizi offerti ai celiaci c’è, infatti, anche l’aumentata sensibilità e l’impegno da parte degli operatori della ricerca tecnologica, dell’industria alimentare e degli operatori impegnati nella ristorazione. Inoltre, tutte le aziende alimentari devono garantire ai consumatori la possibilità di comprendere immediatamente di che tipo di prodotto alimentare si tratta e devono specificare, secondo le normative vigenti in Italia, la completa assenza di glutine mediante la dicitura “Senza glutine” o, se c’è la possibilità di eventuali contaminazioni di glutine nel processo di produzione, con la dicitura “Può contenere tracce di glutine o altri cereali”.

Per facilitare la scelta e garantire prodotti confezionati senza glutine, è nata nel tempo una società gestita dall’Associazione Italiana Celiachia che garantisce l’assenza di glutine mediante un simbolo universalmente riconosciuto della Spiga Sbarrata. 

Le aziende alimentari che vogliono utilizzare questo logo devono seguire dei regolamenti e dei disciplinari molto rigidi affinché si garantisca questa condizione. 

In quali cereali si trova il glutine?

  • Frumento
  • Segale
  • Farro
  • Orzo
  • Farro verde
  • Avena (comune in commercio)
  • Monococco
  • Farro dicocco
  • Kamut
  • Triticale

In quali cereali NON si trova il glutine?

  • Riso
  • Mais
  • Grano saraceno
  • Miglio
  • Amaranto
  • Quinoa
  • Manioca
  • Teff
  • Sorgo
  • Avena senza glutine

Compreso bene cosa è il glutine e in quali alimenti si trova, se si è celiaci, è opportuno seguire una dieta gluten free, ma al contempo completa ed equilibrata. 

Gestire autonomamente la propria dieta non è affatto semplice, ed affidarsi a indicazioni presenti su internet, molto generiche e poco attendibili, non è di certo opportuno.

Per questo, diventa necessario affidarsi a professionisti del settore qualificati. 

In Polimedica, a Melfi, è possibile prenotare un appuntamento con un nutrizionista e accedere a prestazioni sanitarie mirate. 

Seguire una dieta personalizzata prescritta da un nutrizionista è l’unica strada certa e sicura per stare bene. 

Qui maggiori dettagli: dieta personalizzata.

Celiachia o solo sensibilità al glutine?

Non celiac gluten sensitivity

Un particolare interesse è rappresentato dalla sensibilità al glutine che sta diventando sempre più comune e che è di almeno sei volte più frequente della vera malattia celiaca.

Si tratta di una sindrome dal quadro clinico variabile in cui prevalgono sintomi intestinali come colon irritabile ed extra-intestinali quali mente annebbiata e cefalee. 

La sintomatologia è quindi pressoché identica alla celiachia ma con una grossa differenza

I villi intestinali non subiscono atrofia e la cascata infiammatoria duodenale non viene attivata o si riscontra un lieve incremento. Si ha inoltre, una remissione rapida dei sintomi dopo sospensione del glutine dalla dieta ma, non c’è pericolo di risposta intestinale in seguito a contaminazioni.

Va comunque sottolineato che la reintroduzione del glutine causa la ricomparsa dei sintomi. Ricordiamo che in questi soggetti le IgE specifiche per glutine e grano e i Prick Test sono negativi e anche la sierologia per malattia celiaca è negativa ma a volte si riscontra una positività di tipo genetico.

Un punto fondamentale da non dimenticare

La diagnosi di NCGS (non celiac gluten sensitivity) deve essere, nel tempo, periodicamente riconsiderata e riverificata. 

Questo perché non si può escludere l’insorgenza della malattia celiaca in soggetti geneticamente predisposti, tantomeno l’insorgenza di altre patologie poste in diagnostica differenziale e precedentemente escluse, nonché la scomparsa di una sensibilità al glutine che non è celiaca e quindi può essere transitoria.

Celiachia e aspetti psicologici

Nella malattia celiaca spesso l’aspetto psicologico è un fattore molto importante da tenere in considerazione, in quanto nel soggetto s’innescano una serie di riflessioni sul proprio stato e nel sentirsi una persona “malata”. 

La sfida più grande è l’aderenza alla dieta senza glutine, evidenziata dal valore simbolico che abbiamo verso il cibo e il valore relazionale che assume nella nostra società.

Anche i familiari sono direttamente coinvolti nel processo d’adattamento al regime dietetico della persona celiaca, alla gestione dell’alimentazione in casa e fuori casa.

Anche l’età in cui viene diagnosticata la celiachia è un fattore importante da tenere in considerazione, perché in età infantile (dallo svezzamento ai 3 anni) la diagnosi non implica cambiamenti significativi nella vita del bambino ancora piccolo, perché l’alimentazione è gestita dai genitori e ancora non conoscono tanti sapori degli alimenti.

Dai 4 anni in su è importante che il bambino cominci ad apprendere le regole del comportamento alimentare in modo sereno e sia sempre incoraggiato e guidato da parte dei genitori.

Il periodo più critico in assoluto è l’età adolescenziale, un’età particolare, dove si fanno i conti con la propria identità, ci si ribella ai genitori, si infrangono le regole. In questa fase, ritrovarsi celiaco significa essere diverso dagli altri ed è difficile comprendere perché quella condizione è toccata a te e non a un altro. 

In questa dimensione di problematiche che l’adolescente si trova ad affrontare, può capitare di ritirarsi dal sociale o addirittura fingere di non avere la problematica e condividere insieme agli amici un pasto non aglutinato.

L’adulto, dopo la diagnosi di celiachia, deve iniziare una fase di ristrutturazione cognitiva, spesso con stati d’animo d’inadeguatezza, d’impotenza, con atteggiamenti psicologici passivi, di rinuncia e di chiusura in se stessi. Questo comporta il rischio di rinuncia di attività sociali che si svolgono soprattutto attorno alla tavola, fino ad arrivare alla negazione della malattia ed all’adottare condotte di trasgressione e di ridotta adesione alla dieta.

La costruzione di un nuovo equilibrio con sé stessi è un percorso sicuramente impegnativo e lungo. Ma con la giusta consapevolezza e coscienza della condizione e di quanto una dieta aglutinata può essere utile per benessere fisico, ci si può adattare alle circostanze senza troppe rinunce, mantenendo alla larga sindromi psicologiche più gravi come depressione, ansia e fobia sociale.

Il glutine si trova nei farmaci?

Il Ministero della Salute attraverso la nota N. F.800.AIC/7558 del 5 Febbraio 2004 e successivamente l’Agenzia Italiana del Farmaco con la nota “Chiarimenti relativi alle norme abrogate” del 29 agosto 2006, si sono espressi riguardo al contenuto di glutine nei farmaci, chiarendo che i celiaci possono tranquillamente assumere tutti i farmaci presenti sul mercato, anche quelli contenenti amido di frumento.

Infatti, i limiti imposti attualmente dalla Farmacopea Europea consentono di considerare adatti ai soggetti affetti da celiachia anche i medicinali contenenti amido di frumento, salvo casi di ipersensibilità individuale che dovrà essere valutata caso per caso.

La Farmacopea Europea dal 1999 ha imposto, infatti, per l’amido di frumento presente come eccipiente, un contenuto proteico totale il cui quantitativo massimo sia limitato alla misura dello 0,3% in milligrammi (il quantitativo massimo di glutine è quindi limitato da tale disposizione e risulta del tutto innocuo per il celiaco).

La sicurezza per il celiaco è garantita anche nel caso di assunzione cronica di un medicinale (anche contenente amido di frumento), in considerazione della soglia limite di glutine che un celiaco può assumere mediante contaminazioni involontarie senza attivazione della risposta immunitaria, fissata a 10 mg/die dalla letteratura scientifica.

La norma della Farmacopea Europea fa sì che non sia più necessario che il farmaco riporti la dicitura “senza glutine”. Infatti, deve ritenersi abrogato l’art.5 comma 1 della legge 123/2005, in tema di norme per la protezione dei soggetti affetti da celiachia, che prevede di indicare con chiarezza nel foglietto illustrativo se il prodotto può essere assunto senza rischio dai soggetti celiaci.

NOTA BENE: ESPERIENZA PERSONALE

Molto spesso, ci troviamo di fronte a soggetti celiaci particolarmente sensibili e costretti, per altre patologie, a lunghe terapie mediante numerosi farmaci contenenti tutti un quantitativo di glutine pari a 10mg/die.

Questo accumulo giornaliero di glutine può innescare la riattivazione della malattia con tutti i suoi segni e sintomi intestinali e non.

Il consiglio è quello di accettarsi sempre dell’assenza di qualche componente contenente glutine prima di assumere i farmaci e, magari, di scegliere quelli in cui è specificato in maniera chiara l’assenza e la contaminazione da glutine.

Il glutine si trova nei cosmetici?

Possono essere utilizzati, senza alcun timore dai celiaci e per chi presenta una sensibilità al glutine, tutti i prodotti contenenti il glutine derivanti da:

  • Triticum vulgare (grano),
  • Hordeum vulgare (orzo),
  • Secale cereale (segale),
  • Avena sativa (avena),
  • Wheat germ oil (olio di germe di grano),
  • Hydrolyzed wheat protein (proteine del grano idrolizzate),
  • Stearyl dimonium hydroxypropyl (proteine del grano idrolizzate),
  • Laurdimonium hydroxypropyl (proteine del grano idrolizzate),
  • Colloidal oatmeal (avena colloidale),
  • Hydrolyzed vegetable protein (può derivare dal grano),
  • Dextrin palmitate (amido di grano),
  • Vitamin E (spesso deriva da grano),
  • Malt extract (spesso deriva da orzo),
  • Beta glucan (può derivare dal grano),
  • Vegetable protein (può contenete grano, orzo, segale o avena)

Cosa diversa, invece, per chi ha allergie al grano o dermatiti atopiche: sarebbe meglio riporre maggiore attenzione ed utilizzare prodotti che non contengano glutine.

Bibliografia

1. Eur J Nutr. 2017 Mar;56(2):449-459. doi: 10.1007/s00394-016-1238-5. Epub 2016 Jun 22. Celiac disease: understanding the gluten-free diet.
2. J Food Sci. 2017 Feb;82(2):270-277. doi: 10.1111/1750-3841.13612. Epub 2017 Jan 31. Physiopathology and Management of Gluten-Induced Celiac Disease.
3. J Gastroenterol Hepatol. 2017 Mar;32 Suppl 1:78-81. doi: 10.1111/jgh.13703. What is gluten?
Biesiekierski JR1.
4. Vademecum Celiachia – AIC.
5. J. Pediatr Gastroenterol Nutr. 2019 Jan;68(1):26-29. Contribution of Oral Hygiene and Cosmetics on Contamination of Gluten-free Diet: Do Celiac Customers Need to Worry About?

Professionalità Polimedica

Questo articolo è stato scritto da una biologa nutrizionista che opera in Polimedica. All’interno del nostro poliambulatorio di Melfi lavorano diverse figure sanitarie di branche differenti. Professionalità varie che agiscono come una squadra per offrire a tutti i pazienti prestazioni e trattamenti multidisciplinari a tutto tondo.

Articolo a cura della dr.ssa Mastrogiacomo

Biologa nutrizionista, particolarmente preparata in merito alle intolleranze alimentari.

Esperta soprattutto riguardo alle diete senza glutine per le persone celiache, in quanto ella stessa celiaca e, pertanto, ben consapevole, non solo di tutti gli aspetti nutrizionali al riguardo, ma anche di ciò che sono le implicazioni pratiche e psicologiche che devono affrontare le persone celiache.

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