Gonartrosi

Il contenuto del presente articolo è stato curato e supervisionato da uno degli specialisti in Medicina Fisica e Riabilitativa di Polimedica.

INTRODUZIONE

DEFINIZIONE DI ARTROSI:  patologia articolare cronica caratterizzata da lesioni degenerative e produttive a carico della cartilagine delle articolazioni diartrodiali.

Queste sono articolazioni mobili costituite da cartilagine, membrana e liquido sinoviale, tutte strutture che, insieme all’osso subcondrale, possono essere coinvolte nel processo artrosico.

Quando l’artrosi interessa il ginocchio, viene chiamata “gonartrosi”.

Indice:

Problemi legati alla Gonartrosi

La gonartrosi comporta numerose conseguenze, quali la riduzione della qualità di vita (danno fisico e psichico), la difficoltà nello svolgimento delle attività lavorative e personali, la necessità di cure continue con conseguente danno economico.

Eziogenesi e sintomi

La gonartrosi è spesso all’origine di forti dolori e di un’importante limitazione funzionale del ginocchio, a volte ben prima che si manifestino segni radiologici. Il principale meccanismo che porta all’artrosi è la degradazione della cartilagine, con conseguente iperattività dell’osso sub-condrale (l’osso situato subito al di sotto della cartilagine) e produzione di osteofiti.

L’origine del dolore nella gonartrosi sembra provenire dai recettori che si trovano proprio a livello dell’osso sub-condrale.

L’articolazione del ginocchio è composta da tre compartimenti:
  • il compartimento femoro-tibiale mediale
  • il compartimento femoro-tibiale laterale
  • il compartimento femoro-rotuleo.

L’artrosi può colpire inizialmente solo uno dei tre compartimenti ma se non curata, tuttavia, può estendersi alle restanti regioni del ginocchio.

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Tipologie

Gonartrosi femoro-tibiale mediale

La Gonartrosi femoro-tibiale mediale (o interna) è la forma decisamente più frequente: anche quando l’artrosi si estende agli altri compartimenti, o a tutto il ginocchio, il comparto interno è quello in cui spesso inizia la patologia. Tipico è in questo caso il ginocchio varo.

Gonartrosi femoro-tibiale laterale

La gonartrosi femoro-tibiale laterale si differenzia dalla forma mediale  per essere più rara. In genere si manifesta con un ginocchio valgo e si associa  ad un’artrosi  femoro-rotulea. Il dolore è localizzato nella porzione antero-laterale del ginocchio, ma può irradiarsi anche a tutto il ginocchio nelle fasi infiammatorie acute.

Gonartrosi femoro-rotulea

La gonartrosi femoro-rotulea molto spesso non dà nessun dolore, quindi rimane silente e il paziente non avverte alcun disturbo. Le componenti interessate dal problema sono la rotula e la troclea, cioè quella porzione di femore su cui scorre la rotula durante il movimento. Quando si manifesta provoca dolore anteriormente, ma spesso può coinvolgere anche i comparti laterale e mediale. Il dolore si manifesta soprattutto quando si fanno movimenti in flessione ed estensione del ginocchio.

Le donne sono le più colpite.

La prevalenza della gonartrosi in Italia e del 26% nelle donne e del 12,2% uomini.

 

La diagnosi della Gonartrosi

Valutazione clinica

Il dolore è il sintomo principale, ma la sua intensità spesso non è correlata con la gravità radiologica dell’artrosi.

Il dolore è avvertito al comparto interno ma spesso può irradiarsi a tutto il ginocchio e alla superficie anteriore della gamba. Il paziente può segnalare episodi acuti in cui la sintomatologia diventa più importante, e a questa può associarsi lassità legamentosa o versamento articolare.

L’ispezione ricerca eventuali deviazioni assiali degli arti inferiori e deformità irriducibili come la flessione o il profilo genu recurvato.

Un semplice test della deambulazione può portare a un incremento del disturbo statico o zoppia.

Se c’è versamento, questo è apprezzabile con il ballottamento rotuleo. I movimenti di estensione e/o flessione sono dolorosi e/o limitati nella maggior parte dei casi, con dolore diffuso sull’interlinea mediale.

L’esame clinico valuta anche l’eventuale atrofia del quadricipite (si farà la misura comparativa con il quadricipite controlaterale), la stabilità antero-posteriore, la presenza di lassità legamentosa, e include anche i test per la valutazione meniscale interna ed esterna.

La radiografia

La radiografia è l’esame principe per la diagnosi della gonartrosi.

Di solito le proiezioni radiografiche principali sono:

  • radiografia del ginocchio sotto carico (in piedi) in proiezione a-p e l-l
  • radiografia proiezione sec. Rosemberg;
  • radiografia assiale della rotula a 30°, 60° e 90° di flessione;

Può essere utile anche una radiografia totale degli arti inferiori in piedi per misurare la deviazione assiale dell’arto, in varo o in valgo.

I segni cardinali radiologici della gonartrosi sono

  • il restringimento dello spazio articolare;
  •  l’addensamento del profilo osseo;
  • la presenza di osteofiti marginali (i cosiddetti “becchi ossei”)
  • la presenza di geodi, aree di riassorbimento e debolezza ossea.

Quando è utile la risonanza magnetica

La risonanza magnetica nucleare (RM) al contrario di quanto si possa pensare, NON è un esame fondamentale nella diagnosi della gonartrosi.

Può essere utile in casi particolari, come ad esempio quando si sospetta una osteonecrosi (zona di morte cellulare) e nello studio delle parti molli (es. rottura del menisco, lesione legamentosa), oppure nella ricerca di fratture occulte. Inoltre, può rilevare lesioni cartilaginee profonde ed è utile nella valutazione qualitativa e volumetrica della cartilagine.

La terapia

La terapia conservativa

La terapia può essere conservativa, e prevede la modifica, ove possibile, dei fattori di rischio (fumo, sovrappeso), l’impiego di FANS e integratori alimentari (Glucosamina e condroitin solfato), infiltrazioni con cortisonici e/o acido ialuronico, ma fondamentale è la fisioterapia riabilitativa.

L’intervento chirurgico

In caso di fallimento dell’approccio conservativo, si può ricorrere alla chirurgia artroscopica conservativa, o alla chirurgia protesica.

Trattamento della Gonartrosi

La gestione ottimale della gonartrosi è basata su una combinazione di trattamenti farmacologici e non farmacologici.

Il trattamento non farmacologico dovrebbe includere:

  • l’educazione del paziente sulla malattia e la sua evoluzione;
  • la fisiokinesiterapia per conservare il ROM (Range of Motion) articolare e la resistenza muscolare, sotto la valida guida e tutela di un fisioterapista;
  • la riduzione del peso corporeo eccessivo.

Trattamento farmacologico

In molti casi i farmaci possono limitare il danno cartilagineo da gonartrosi e/o ridurre il fastidioso dolore al ginocchio.

I principali trattamenti farmacologici a disposizione sono:

  • Il paracetamolo è il primo analgesico da usare nel trattamento della gonartrosi, e si può continuare nel lungo termine se risulta efficace;
  • Le applicazioni topiche (locali) di FANS (anti infiammatori non steroidei) sono utili e sicure nelle forme iniziali di artrosi, e impediscono gli effetti negativi sistemici dei FANS;
  • L’uso di FANS per via sistemica (per via orale o iniettiva) è indicato nei pazienti che non rispondono al paracetamolo. Gli analgesici oppiacei, con o senza il paracetamolo, sono utili come alternativa nei pazienti in cui i FANS, inclusi gli inibitori specifici della COX-2, risultino inefficaci o scarsamente tollerati;
  • I condroprotettori (glucosamina solfato, condroitin solfato, diacereina e acido ialuronico) hanno un effetto sintomatico e possono agire sulla struttura cartilaginea. Hanno un’azione antinfiammatoria provata e la loro azione porta a un minor uso di FANS.
  • La viscosupplementazione eseguita attraverso iniezioni intrarticolari di acido ialuronico ha attualmente un ruolo riconosciuto nel trattamento dell’osteoartrosi del ginocchio.
  • L’infiltrazione locale di corticosteroidi è indicata nei casi di gonalgia acuta, soprattutto se è accompagnata da versamento.

Se con le cure appena elencate non si ottenesse l’effetto desiderato, è il caso di prendere in considerazione l’intervento di sostituzione protesica.

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Dottor Antonio Nigri

è un medico chirurgo, specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa.

In Polimedica si occupa della riabilitazione ortopedica e neurologica, di terapia infiltrativa intrarticolare, ossigeno ozono terapia e mesoterapia.

Svolge qui a Melfi la propria attività ambulatoriale come fisiatra a partire dal 2017.

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